Robeto Vecchioni con Alfredo Avella |
Il 5 aprile 2003, a
San Sebastiano al Vesuvio (NA), due balordi tentano di togliere un motorino a
due ragazzi a pochi metri dalla loro scuola, il liceo scientifico "Salvatore DI
Giacomo".
Il motorino lo guidava Paolino Avella, dietro di lui viaggiava un suo
amico. Nel tentativo di sfuggire al furto del motorino i due ragazzi finiscono
contro un albero. Paolino non ce la farà. Dopo alcuni giorni avrebbe compiuto
diciotto anni. Il suo amico, sedici anni, seppur ferito, se la caverà.
Qui di seguito il mio articolo scritto per il
quotidiano l'Unità, pubblicato il 7 aprile 2003, insieme con un
intervista al Sindaco di san Sebastiano al Vesuvio, Silvio
Carpio.
SEBASTIANO AL VESUVIO (Napoli) «A Paolino, gli amici del
bar». La scritta su un foglio bianco è adagiata vicino l’immagine a colori, di
una grande foto della classe di Paolo e Andrea, la terza D del liceo scientifico
“Salvatore Di Giacomo”. A fianco un mazzo di rose rosse e gladioli bianchi. È
Poggiato tutto sotto quell’albero maledetto, dove sabato all’uscita di scuola,
Paolino Avella, in sella al suo scooter, ha sbattuto la testa dopo aver tentato
invano di resistere ai rapinatori che volevano rubargli il motorino. Dietro di
lui c’era Andrea C., 16 anni. Lui se l’è cavata con una prognosi di 10 giorni, e
dalla stanza dell’ospedale Loreto Mare di Napoli, dove è ricoverato, continua a
chiedere di Paolino, ma non gli hanno detto ancora che non ce l’ha
fatta.
Per tutta la giornata di domenica è stato un via vai di
persone. In molti hanno deposto un fiore. Altri un bigliettino con un pensiero.
I ragazzi del bar Centrale di San Sebastiano, la comitiva di Paolino, sono
rimasti a turno per l’intera giornata. Facce smarrite, sguardi nel vuoto e occhi
lucidi. E tutti increduli per una morte così assurda. Per oggi, intanto, è stato
proclamato il lutto cittadino dai sindaci di San Sebastiano al Vesuvio, Silvio
Carpio, e Pollena Trocchia, Giacomo Scognamiglio. I funerali di Paolo, che
sabato prossimo avrebbe compiuto 18 anni, si svolgeranno alle 15 nella chiesa
della Santissima Annunziata alle ore 15 a Pollena Trocchia, il centro nel quale
viveva con la famiglia, molto conosciuta e stimata nella cittadina vesuviana. In
mattinata studenti e genitori sfileranno per le strade del paese dove, alle 20,
è prevista anche una fiaccolata organizzata dalle amministrazioni comunali.
Sempre in mattinata i sindaci parteciperanno alla riunione del Comitato per
l’ordine e la sicurezza pubblica indetta dal prefetto Carlo
Ferrigno sulla criminalità nei paesi vesuviani.
I genitori di Paolo, Alfredo Avella, 50 anni, avvocato
del Comune di Napoli, e Rosaria, insegnante materna nella scuola di via Vigna a
Pollena, sono distrutti dal dolore. L’hanno saputo dall’ospedale. Li hanno
chiamati dicendo che Paolo era in rianimazione, ma quando sono giunti il ragazzo
era già morto. Non l’hanno neppure potuto vedere. La coppia ha un altro figlio,
un bambino di 10 anni, e dal momento della tragica morte di Paolo si è chiusa
nel silenzio tra le mura della propria casa, dove si susseguono le visite di
amici e parenti. Ieri mattina, intanto, si sono riuniti in Municipio sindaci e
parlamentari della zona: tutti hanno sollecitato un’attività congiunta delle
forze dell’ordine per affrontare l’emergenza criminalità a San Sebastiano al
Vesuvio e nei comuni del Vesuviano. Contemporaneamente alla riunione svoltasi
nel municipio di San Sebastiano, circa 400 studenti del liceo scientifico, amici
di Paolo Avella, hanno indetto una assemblea nella sede dell’istituto scolastico
con la partecipazione del preside Luigi Buono.
«Ci siamo riuniti spontaneamente - hanno detto i ragazzi
- davanti alla scuola, mettendoci d’accordo tramite sms e telefonate con i
nostri cellulari». Il gran numero di ragazzi ha poi spinto il preside a disporre
l’apertura della sede del liceo e a parlare con gli alunni. «Dovete usare il
casco - ha ripetuto il preside agli studenti - è dovere di tutti osservare
queste norme che tutelano la vostra salute». Il preside ha poi riferito che
proprio in questi giorni, con gli insegnanti, sta valutando un progetto
sull'educazione stradale e sull'uso del casco, finalizzato al conseguimento del
patentino di guida per i ciclomotori. «La morte di Paolo – ha aggiunto Buono -
ha colpito tutti noi nel più profondo dei nostri cuori». Per il deputato dei Ds,
Aldo Cennamo, «si sta allentando il rapporto di fiducia tra istituzioni e
cittadini». Secondo il parlamentare locale, proprio poco prima della tragica
morte di Paolo, due persone anziane erano state rapinate della loro pensione
appena uscite dall’ufficio postale. «Ebbene - ha detto Cennamo - il sindaco ha
chiamato i carabinieri per avere notizie su questi due episodi: nessuno delle
due persone che hanno subito la rapina avevano però presentato una denuncia.
Ecco perché bisogna ricostruire un rapporto nuovo tra le
istituzioni ed i cittadini», ha concluso il deputato diessino. Sul fronte delle
indagini i carabinieri, in base alle descrizioni fornite, stanno tentando di
risalire ai responsabili del tentativo di rapina, giunti in via Matteotti a
bordo di una «Moto Honda» e fuggiti subito dopo l’incidente e hanno invitato
chiunque disponga di informazioni sull’accaduto a fornirle alla compagnia d
Torre del Greco.
INTERVISTA AL
SINDACO: “Una città tranquilla diventata un supermarket per
criminali”
SAN SEBASTIANO AL VESUVIO (Napoli) «Siamo diventati il
terminale per tutti i delinquenti della periferia di Napoli». Silvio Carpio,
primo cittadino di un comune di poco più di diecimila anime, a soli di 13
chilometri dal capoluogo, non nasconde la sua amarezza per l’ultimo episodio di
violenza dove ha perso la vita un ragazzo di 18 anni. Eletto in una lista civica
nel 2001 con il centro sinistra, si sfoga quasi con le lacrime agli
occhi.
Sindaco,
dov’è finita la tranquillità di questa cittadina che era paragonata ad
una
piccola
Svizzera?
«Il fatto è che siamo diventati il terminale per tutti i
piccoli criminali della periferia di Napoli che si trova a soli tredici
chilometri. I delinquenti non si fermano davanti ai confini del nostro
territorio, nonostante siamo una piccola cittadina tranquilla. Subiamo
incursioni dai comuni vicini ad alto tasso di criminalità: Barra Ponticelli,
Portici, Ercolano. Il nostro Comune e quelli limitrofi sono diventati per i
delinquenti della periferia di Napoli, una sorta di supermarket. Vengono qui e
compiono reati di ogni genere, puntando in particolare su cellulari e scooter».
Quando è
stato eletto sindaco in una lista civica dell’Ulivo nel novembre del 2001, non
era già a conoscenza della situazione di poca sicurezza che vivono i cittadini
del suo Comune?
«Guardi, fino a poco tempo fa la preoccupazione più
grossa che avevano gli abitanti di San Sebastiano, era quella di difendersi da
un’eventuale eruzione del Vesuvio. Il comune, infatti, fa parte della zona
rossa, ovvero di quella fascia che dovrebbe essere sgomberata ai primi segnali
di pericolo di una nuova e più catastrofica eruzione. Ma da alcuni anni a questa
parte è la microcriminalità la vera spina nel fianco di San
Sebastiano».
C’erano già
stati episodi analoghi?
«Il 20 luglio del 1996, un altro giovane, Davide
Sannino, anch’egli studente, venne assassinato in una piazzetta di Massa di
Somma, a poca distanza da San Sebastiano, da alcuni balordi che stavano
rapinando il motorino ai suoi amici. Ebbe il solo torto di guardare negli occhi
il suo aggressore».
Quale deve
essere, secondo lei, la risposta delle forze dell’ordine per dare maggiore
sicurezza ai cittadini?
«È necessaria una risposta forte con una maggiore
presenza di uomini e mezzi. C’è bisogno di un maggiore coordinamento tra le
forze di polizia. E, inoltre, le forze dell’ordine non devono essere
proporzionali al numero dei cittadini, ma all’esigenza di un territorio che può
essere più a rischio di un altro».
Ma anche gli
amministratori devono fare la loro parte, non crede?
«Certamente. Il nostro compito di amministratori è
quello di evitare uno scollamento tra cittadini e istituzioni. Gli studenti
devono essere i nostri primi alleati in questa battaglia. Devono imparare a
rispettare per primi la legge sapendo che può difenderli meglio. E devono capire
che non è giusto guidare un motorino senza casco e senza patente».
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