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sabato 17 maggio 2014

DOMENICO NOVIELLO UCCISO PERCHE' LASCIATO SOLO. FRANCO ROBERTI: "CASALESI SCONFITTI, MA NON ABBASSIAMO LA GUARDIA"


Fu ucciso sei anni fa, il 16 maggio 2008  e stamattina,  Domenico Noviello, è stato commemorato a Castel Volturno, a Baia Verde,  proprio a pochi passi dal luogo dell’agguato, nella piazzetta che ora porta il suo nome. Domenico, “Mimmo” Noviello, titolare di una autoscuola, nel 2001 aveva denunciato un tentativo di estorsione da parte del clan Bidognetti. Noviello fece condannare i suoi estorsori testimoniando al processo contro i camorristi che avevano chiesto il pizzo. Sette anni dopo la denuncia, il 16 maggio 2008, l’agguato ad opera di un commando di camorristi, guidati dal boss Giuseppe Setola. Alla cerimonia, molto sobria, hanno partecipato i figli e la moglie di Noviello. Con loro Tano Grasso, presidente onorario della Federazione Antiracket, il prefetto Antonio Contarino, a capo della terna commissariale del Comune di Castel Volturno, Il capo della squadra mobile di Caserta, Alessandro Tocco, il  capitano dei Carabinieri di Mondragone, Lorenzo Iacobone, Valerio Taglione del Comitato don Diana, Gianni Solino responsabile di Libera Caserta, Paolo Miggiano della Fondazione Polis, alcuni familiari di vittime della criminalità, Francesco Clemente, Emilio Diana,  Luciana di Mauro, Gennaro del Prete, Carmen del Core, il testimone di giustizia, Augusto di Meo.

C’erano anche molti studenti delle scuole medie di Castel Volturno, che hanno letto componimenti fatti nelle classi per ricordare il sacrificio di Domenico Noviello. Tre corone di fiori sono state deposte davanti alla stele in marmo che ricorda Noviello, dopodiché, Massimiliano, il figlio di Mimmo, ha letto una lettera che gli hanno consegnato i ragazzi di Libera di Ivrea, dove il 10  maggio scorso  gli è stato intitolato il presidio dell’associazione presieduta da don Luigi Ciotti. “Ciao Mimmo – hanno scritto i ragazzi piemontesi -  vogliamo farti sentire la nostra vicinanza. Vogliamo esserci almeno con te con le parole, giacché fisicamente non è possibile. Per quanto lontane le strade si sono incontrate e abbiamo trovato in te una figura di riferimento. Abbiamo intitolato la nostra sede  a te affinché la gente conoscono la tua storia. Perché le persone sappiano che il tuo gesto è servito per infondere nuovo coraggio ad altri imprenditori che hanno  che hanno dato vita alla prima associazione antiracket di Castel Volturno.”
«Il ricordo di  Domenico Noviello -  ha detto  a margine della cerimonia Luigi Ferrucci, presidente dell’associazione -  per noi è doveroso. In qualche modo dobbiamo riparare ad un grave errore che fece la comunità. Noviello fu lasciato solo, esattamente così come era successo con Libero Grassi in Sicilia. Ricordare Noviello vuol dire continuare anche  dire no al racket. Vogliamo dimostrare  che da quel 16 maggio di sei anni fa, c’è un vento nuovo da queste parti».
Ma la giornata è appena iniziata.  Dopo la cerimonia, l’incontro tra la Consulta Provinciale degli Studenti di Caserta e il movimento antimafia e antiracket, presso il Centro di Formazione Nazionale del Corpo Forestale sul tema “Legalità e Ambiente”.  Vi  hanno partecipato, tra gli altri, Tano Grasso, il prefetto Antonio Contarino, il Presidente della Comunità Senegalese Mamadou Sy, Gianni Solino, referente provinciale  di “Libera”, Valerio Taglione, coordinatore del “Comitato Don Peppe Diana”.

 A seguire, nel pomeriggio, invece l’inaugurazione della sede dell’associazione antiracket intitolata a Domenico Noviello, in un bene confiscato in via Ostia. Tra gli intervenuti, Rosario D’Angelo coordinatore regionale delle associazioni antiracket, Carmela Pagano Prefetto di Caserta, Franco Malvano, commissario antiracket presso la Regione Campania, Luigi Ferrucci, presidente associazione antiracket “Domenico Noviello”, il prefetto Antonio Contarino e Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia.
“Il 16 maggio del 2008 io ero in quel quadrivio di Baia Verde – ha ricordato il procuratore Roberti che Tano Grasso ha indicato come il vero padre del movimento antiracket in Campania – A terra c’era il corpo senza vita di Domenico Noviello. In quell’occasione  capimmo finalmente quale era la strategia di quella banda di assassini di cui avevamo difficoltà a capire le mosse. Ci organizzammo e così cominciò la disarticolazione di quel gruppo criminale. Da allora è cominciata la crisi, il collasso, del clan dei casalesi. Ed oggi possiamo dire che quel fenomeno criminale come l’abbiamo conosciuto, con la sua articolazione anche militare e contro il quale abbiamo combattuto per 20 anni, non esiste più sul territorio. Ma non dobbiamo abbassare la guardia. Perché le condizioni socio ambientali non sono cambiate rispetto al passato e potrebbero riprodurre un nuovo fenomeno di criminalità organizzata”.

La giornata in ricordo di Domenico Noviello è stata conclusa da Massimiliano Noviello, il figlio di Mimmo. “Mio padre, è stato ucciso come Federico del Prete, come don Peppe Diana, perché come loro è stato lasciato solo. Oggi a Castel Volturno c’è l’associazione antiracket che porta il nome di mio padre. Il mio sogno è di vedere in questa sede la partecipazione di tanta gente affinché da questo posto parta il riscatto del territorio. Vorrei che non ci fossero più eroi, ma solo imprenditori  che non debbano pagare più alcun tipo di pizzo”.

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