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giovedì 9 febbraio 2012

MARIA CONCETTA CACCIOLA, TESTIMONE DI GIUSTIZIA SUICIDA A 31ANNI. ARRESTATI I FAMILIARI

Svolta nella vicenda della morte di Maria Concetta Cacciola, suicida a soli 31 anni. La ragazza si è tolta la vita ingerendo acido muriatico nel bagno di casa a Rosarno. La testimone di giustizia, figlia del cognato del boss Gregorio Bellocco e moglie di Salvatore Figliuzzi che sta scontando una condanna in carcere, aveva iniziato a raccontare agli inquirenti quello che sapeva sulla cosca. Le sue dichiarazioni avevano fatto trovare due bunker utilizzati dai latitanti della cosca. Dopo le prime dichiarazioni, però, ha iniziato a subire forti pressioni psicologiche della famiglia, soffrendo per non poter vedere i figli, e il 10 agosto scorso era tornata nel suo paese. Dopo una decina di giorni si è suicidata. Aveva lasciato un file audio in cui sosteneva di aver inventato tutto ed essere disposta a dire ogni cosa perché voleva andarsene da casa. Maria Concetta Cacciola è la cugina di Giuseppina Pesce, pure lei collaboratrice di giustizia.

I familiari di Maria Concetta Cacciola,  la costrinsero a ritrattare le accuse nei confronti della cosca Bellocco, invitandola a registrare un messaggio audio. La donna in quel messaggio aveva sostenuto di essersi inventata tutto ma in realtà, secondo gli inquirenti, si era prestata ad assecondare le richieste di ritrattazione, incorrendo anche nel reato di autocalunnia, perché sentiva una fortissima cappa oppressiva dei familiari. Questa mattina sono stati arrestati i genitori Michele Cacciola e Anna Rosalba Lazzaro (ai domiciliari) mentre risulta irreperibile il fratello Giuseppe. Maria Concetta Cacciola era rientrata a casa dopo un primo periodo trascorso in località protetta, dopo una serie di contatti clandestini tenuti con la famiglia. Subito dopo essere rientrata a Rosarno tuttavia, ha raccontato il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Michele Prestipino, ha sentito subito l'esigenza di allontanarsi nuovamente perché consapevole del rischio a cui era esposta. Il 17 agosto, dopo una settimana circa dal rientro, ha contattato i carabinieri dimostrandosi risoluta nel voler continuare a collaborare ma chiedendo di posticipare la partenza a causa della febbre del figlio che voleva portare con sè. Il 20 agosto si è suicidata ingerendo acido muriatico.

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