Ricordata stanotte la
strage di via dei georgofili a Firenze. Un corteo silenzioso e gremito ha
attraversato il centro cittadino per convergere in via dei Georgofili, nello
stesso punto in cui esattamente 19 anni fa la mafia piazzò una bomba che uccise
5 persone e ne ferì altre 48. Alle 1.04 è stata deposta una corona di alloro sul
luogo dell'attentato, sul muro della torre che ospita la sede dell'Accademia dei
Georgofili e che venne sventrata dai 200 chili di tritolo. Al corteo erano
presenti, tra gli altri, il sindaco Matteo Renzi, il procuratore nazionale
antimafia Pietro Grasso, la presidente dell'associazione tra i famigliari della
strage di via dei Georgofili Giovanna Maggiani Chelli, l'arcivescovo di Firenze,
cardinale Giuseppe Betori, rappresentanti della Regione Toscana, della Provincia
di Firenze, delle istituzioni e dell'associazionismo. Oggi alle 11 viene
celebrata nella chiesa di San Carlo in via Calzaiuoli una messa di suffragio per
le vittime e poi in giornata verranno deposti i fiori sulle tombe delle persone
decedute nell'attentato.
La serata per
ricordare la strage era cominciata ieri sera alle 21 in piazza della Signoria,
dove è stato rappresentato lo spettacolo teatrale «Per non morire di mafia»
tratto dal libro di Pietro Grasso e interpretato da Sebastiano Lo Monaco.
Il sindaco di
Palermo, Leoluca Orlando, ha inviato una lettera al sindaco di Firenze, Matteo
Renzi, in occasione del 19 anniversario della strage di via dei Georgofili «Una
strage che ferì nel profondo la sua città - scrive Orlando - e, con essa,
l'intero Paese e il suo patrimonio culturale. Desidero esprimerle la vicinanza e
la solidarietà mia personale, della giunta comunale e di tutta la città di
Palermo. L'impegno importante e prezioso di un pool di magistrati ha permesso di
fare luce sugli esecutori e i mandanti diretti di quella strage che fu parte di
un periodo buio della nostra Repubblica, foriero di lutti e violenze e purtroppo
ancora pieno di tanti misteri«. »Le nostre città - conclude Orlando - sono unite
dal dolore e dall'essere vittime della violenza mafiosa e stragista. Sono
ugualmente unite dalla capacità di rinascere e di ricostruire sulle macerie, di
saper essere comunità che fa fronte alla violenza e alla barbarie con la cultura
della legalità. Sono certo che queste dolorose esperienze hanno rafforzato,
anziché fiaccarle, la voglia di rinascita, la capacità di sognare e costruire un
futuro migliore«.
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