Fu un missile ad abbattere
nei cieli di Ustica il Dc9 partito da Bologna e diretto a Palermo la sera del 27
giugno 1980. Finalmente dopo quasi 33 anni un pezzo di verità sulla strage di
Ustica salta fuori e comincia
sbriciolarsi il muro di gomma eretto
davanti alla verità. E’ un giudice civile in Cassazione a scrivere la
“verità definitiva” sulla strage di Ustica, dopo tanti processi penali senza
fine e senza colpevoli, e a inchiodare lo Stato alla responsabilità per la morte
degli 81 passeggeri del tragico volo Itavia. Infatti, secondo la Suprema Corte,
non fu una bomba ma un missile a far precipitare il Dc9 partito da Bologna e
diretto a Palermo, la sera del 27 giugno 1980, e i radar civili e militari non
vigilarono come avrebbero dovuto sui cieli italiani. Per questo i Ministeri
della Difesa e dei Trasporti devono essere condannati a risarcire i familiari
delle vittime. È questa la conclusione alla quale, in poche pagine, è arrivata
la Terza sezione civile della Cassazione nella sentenza che, per la prima volta,
convalida la condanna al risarcimento (circa un milione e duecentomila euro)
inflitta dalla Corte di Appello di Palermo - nel giugno 2010 - per 'risarcirè i
parenti di tre vittime che, per primi, hanno intrapreso la causa civile, poi
seguite da altri ottanta familiari costituitisi in un altro procedimento,
sospeso in appello e aggiornato al 2014, per il quale i ministeri dovrebbero
pagare altri 110 milioni di euro. »Finalmente si riconosce che quella terribile
strage è stata causata da un missile, e che attorno a quell'aereo fu combattuta
una battaglia sui cieli italiani«, ha detto Walter Veltroni, da sempre voce
contro il “muro di gomma”. È »abbondantemente e congruamente motivata la tesi
del missile«, accolta dalla Corte di Appello di Palermo a fondamento delle prime
richieste risarcitorie, scrive la Cassazione nella sentenza 1871, confermando
che il controllo dei radar sui cieli “nazionali”, e quindi sulla sicurezza
interna, non era adeguato. Con il verdetto sono stati così respinti i ricorsi
con i quali il Ministero della Difesa e quello dei Trasporti, assistiti
dall'Avvocatura dello Stato, volevano negare il risarcimento. Hanno sostenuto
che il disastro aereo era ormai prescritto, e che non si poteva loro imputare
»l'omissione di condotte doverose in difetto di prova circa l'effettivo
svolgimento dell'evento«. La Cassazione ha replicato che è pacifico l'obbligo
delle due amministrazioni »di assicurare la sicurezza dei voli, e che, appunto,
è »abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile«. Quanto alla
prescrizione, il motivo è "infondato".
L'evento
stesso dell'avvenuta strage, poi, »dimostra la violazione della norma
cautelare«. La Cassazione ricorda di aver ordinato nel 2009 la riapertura della
causa civile in accoglimento della richiesta risarcitoria di Itavia alla quale,
invece, la Corte di Appello di Roma - dove pende il caso - aveva negato il
risarcimento nonostante la chiusura della compagnia fosse stata decisa dal
governo che, pochi mesi dopo Ustica, aveva individuato il “colpevole” nel
vettore. Ora l'Alta corte rinvia ai principi affermati allora, in base ai quali
»una volta dimostrata in giudizio la sussistenza dell'obbligo di osservare la
regola cautelare omessa (vale a dire il controllo dei cieli) ed una volta
appurato che l'evento appartiene al novero di quelli che la norma mirava ad
evitare attraverso il comportamento richiesto, non rileva, ai fini dell'esonero
dalla responsabilità, che il soggetto tenuto a detta osservanza abbia provato la
non conoscenza in concreto dell'esistenza del pericolo«. I supremi giudici
sottolineano che non ȏ in dubbio che le Amministrazioni avessero l'obbligo di
garantire la sicurezza dei voli«. Nel coro unanime di consenso alla sentenza, da
segnalare le voci dissonanti di Carlo Giovanardi che insiste sulla tesi della
bomba, e dell'ex capo di Stato Maggiore dell' Aeronautica Leonardo Tricarico che
ritiene in »assurda contraddizione« l'odierna sentenza con quella penale della
stessa Cassazione, a dimostrazione »che in Italia la giustizia non
funziona«.
Le
reazioni:
Avvocato
Vincenzo Fallica difensore familiari alcune vittime della strage -
«Finalmente la Corte di Cassazione si è
pronunciata in maniera definitiva sulla vicenda del disastro aereo di Ustica
affermando la responsabilità dello Stato, a seguito del giudizio civile iniziato
da me nel 1990». Lo dice l'avv. Vincenzo Fallica difensore di alcuni familiari
delle vittime della strage di Ustica il 27 giugno 1980. Fallica è il primo
avvocato ad aver citato in sede civile i ministeri per la tragedia che provocò
la morte di 81 persone. Il legale, che in Cassazione rappresentava i ricorrenti
incidentali Fabio e Carlo Volanti, aggiunge: «Ho da sempre sostenuto
l'imprescindibilità di un giudizio civile davanti al Tribunale di Palermo, unico
competente per territorio. Con tale sentenza la Corte Suprema ha statuito che la
causa del disastro è ascrivibile, oltre che all'insufficiente controllo radar
dei cieli, al lancio di un missile». «Viene così ad esaurirsi - prosegue - quel
dibattuto contrasto di natura giurisdizionale tra la magistratura di Roma
intervenuta, in sede penale, e quella di Palermo. In verità, contrariamente a
quanto affermano alcuni esponenti delle Istituzioni, tra cui Giovanardi, non è
mai esistita una contraddizione essendo competenti unicamente ed esclusivamente
i giudici di Palermo, nel cui territorio si era verificato il
disastro
Il
sindaco di Bologna, Virginio Merola
»Esprimo enorme soddisfazione per la sentenza formulata dalla Cassazione in
merito alla strage di Ustica. Dopo 33 anni si rende finalmente giustizia alla
memoria delle 81 vittime che persero la vita sul DC9 Itavia, e si rende merito
al lavoro dei loro familiari, che da sempre lottano perchè si faccia luce su uno
dei momenti più oscuri della storia del nostro Paese«. Lo afferma il sindaco di
Bologna Virginio Merola in una dichiarazione. »La sentenza - aggiunge il primo
cittadino - pone un punto fermo, una prima verità. L'aereo fu abbattuto da un
missile, così come sostiene da sempre l'Associazione dei parenti delle vittime.
Lo Stato ora dovrà assumersi le proprie responsabilità. Spero che questo sia il
primo importante passo verso la piena verità sulla strage, una verità che da
troppo tempo tutti attendiamo«.
Daria
Bonfietti, presidente associazione Vittime strage di Ustica
- La Cassazione «ribadisce
definitivamente, e voglio sottolineare che non lo dice per la prima volta, la
ricostruzione della sentenza ordinanza del giudice Priore» - ha detto Daria Bonfietti, presidente del
comitato familiari vittime della strage di Ustica - E cioè che l'aereo fu abbattuto «in un
episodio di guerra aerea. Noi lo sapevamo da allora». E la Cassazione «ha
semplicemente letto le carte» e ora dice «che bisogna risarcire i parenti».
Allora «l'avvocatura dello Stato, invece che ricorrere alla sentenza di primo
grado che dava la responsabilità ai ministeri, penso che potesse attivarsi in
maniera più proficua per trovare chi sono i responsabili. Perché se sappiamo
come è successo, ancora non sappiamo chi è stato. La presenza di altri aerei nei
cieli quella sera è data per certa».
Pierluigi
Bersani, segretario PD
«le famiglie e l'Italia aspettano ancora una parola definitiva. La Cassazione
potrebbe averla data». Così il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha commentato
la sentenza della Cassazione sul disastro di Ustica. «Rispetto della
magistratura, naturalmente - ha aggiunto - adesso cerchiamo di leggere anche
questa sentenza per vedere quali passi avanti siano stati fatti sulla strada
della verità».
Vasco
Errani, presidente regione Emilia Romagna -
«Un passo avanti verso la verità, che rende giustizia alle richieste dei
familiari delle vittime e all'impegno della loro associazione, che in questi
lunghi anni si è tenacemente battuta perchè l'attenzione su questa tragedia non
venisse meno». Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani,
commenta la sentenza della Cassazione sulla dinamica della strage di Ustica.
«Una sentenza - aggiunge Errani - che dà una risposta, per quanto tardiva e
parziale, e fa chiarezza su quella vicenda così drammatica e inquietante per la
storia del nostro Paese».
Daniele
Osnato avvocato di una delle vittime della strage -
«È una verità a metà, di cui non possiamo accontentarci. La Cassazione oggi ha
posto un mattone ben solido, chiudendo ogni diatriba sull'ipotesi della bomba,
di cui non c'era nessun microscopico segnale. Avevamo già la verità storica e
giornalistica, adesso i giudici ci danno anche quella giudiziaria, ma siamo
davanti ad una giustizia parziale e questa sentenza, di cui sono contento, non è
la conclusione ma solo l'inizio. Non ci fermeremo fino a quando non verrà data
un'identità ai responsabili, un nome ai colpevoli». A dirlo è Daniele Osnato, uno dei legali delle vittime
delle strage di Ustica, commentanto la sentenza della Suprema Corte, secondo la
quale la strage avvenne a causa di un missile e non di una esplosione interna al
Dc-9 Itavia con 81 persone a bordo. «Su questa vicenda - prosegue - per 32 anni
ci sono stati depistaggi continui, il sistema politico ha scambiato la verità
sulla strage in un gioco di poteri, barattandola per acquistare credibilità nei
confronti del sistema internazionale. I familiari delle vittime di Ustica non
sono cittadini di serie B ed hanno diritto di conoscere la verità, è un diritto
loro ma di tutti gli italiani. Ottantuno persone sono state ammazzate, ci dicano
chi è stato ad ucciderli e dopo non sentiranno più parlare di Ustica». Il
prossimo passo? «Chiederò all'Europa - dice il legale - una commissione
d'indagine per far luce sulla vicenda, per individuare chi lanciò quel missile,
chi ha fatto un atto di intercettazione militare mentre passava un aereo con 81
civili a bordo, di cui 16 bambini». Poi un invito ai politici. «Non c'è una sola
perizia tecnica che parla di bomba - dice ancora Osnato -. Mi chiedo allora
perché si insista a parlarne, perché ci sia un accanimento molto poco
intelligente su questo dato, che non riesco davvero a giustificare. Ai politici
chiedo rispetto per le decisioni dei magistrati e per il dolore delle vittime.
Chiedo il silenzio e lo stop ai continui depistaggi che per 32 anni hanno
soffocato una verità che spetta al mondo intero».
Antonio
Borghesi (IDV) - «Finalmente la sentenza che aspettavamo da
anni e fa luce su una delle pagine più vergognose della nostra storia» così
Antonio Borghesi, presidente dei deputati di Idv e candidato con Rivoluzione
civile, commenta la sentenza della Cassazione sulla strage di Ustica. «Forse
l'onorevole Giovanardi, che stigmatizzò come pretestuose le mie richieste di
cancellare il segreto di stato sulla vicenda, smetterà finalmente di parlare
ricostruzioni ascrivibili alla categoria del romanzo o della fantapolitica.
Rimane un dato su tutti. Trentadue anni per fare avere la verità sono troppi. È
ora di abolire il segreto di stato, perchè la ricerca della verità diventi una
regola» conclude.
Sergio
Cofferati, eurodeputato PD -
«Finalmente la giustizia italiana si è pronunciata in forma definitiva sulla
tragedia di Ustica, confermando la verità storica già acclarata sulle
responsabilità dello stato italiano». Lo afferma l'eurodeputato del Pd, Sergio
Cofferati. «A questo punto - prosegue Cofferati è necessario che il futuro
Governo riprenda l'iniziativa nella sede europea anche sottoscrivendo la
Convenzione del 29.5.2000, relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale
tra gli Stati membri della Ue, e chiedendo agli Stati membri che hanno
presumibilmente avuto un ruolo in quella tragica notte di rendere noto ciò che
conoscono e che riguarda le azioni della loro aeronautica e delle loro forze
armate al fine di chiarire completamente le dinamiche e le responsabilità di
quella tragedia, rendendo cosi giustizia alle famiglie delle vittime», conclude.
Sonia
Alfano, eurodeputato IDV -
«Sono al fianco dei familiari di tutte le vittime della strage aerea di Ustica
che, finalmente, dopo quasi 33 anni di misteri, potranno avere una prima fetta
di giustizia». Con queste parole Sonia Alfano, Presidente della Commissione
Antimafia Europea, esprime il proprio apprezzamento per la decisione della Corte
di Cassazione che, in sede civile, ha stabilito che l'incidente aereo in cui
persero la vita 81 persone la sera del 27 giugno del 1980, fu causato da un
missile e non da un'esplosione interna. «È giusto e sacrosanto - sottolinea
l'on. Alfano - che adesso lo Stato risarcisca i familiari di tutte quelle
vittime. Visto che, come ha stabilito l'Alta Corte, lo Stato stesso è
responsabile di non avere garantito, con sufficienti controlli radar civili e
militari, la sicurezza di quelle 81 persone. È soltanto una prima sentenza
definitiva, per di più civile. Ma è un risultato ugualmente importante per chi
in sede penale non ha ancora avuto giustizia per la morte dei propri cari,
coinvolti loro malgrado in una terribile vicenda che rimane ancora avvolta nel
mistero».
Rosario
Crocetta, Governatore Sicilia -
«Ho già contattato l'avvocatura dello stato per la costituzione di parte civile
della Regione Sicilia e l'avvio di un procedimento per rafforzare la richiesta
di risarcimento dei danni a favore delle famiglie delle vittime», lo ha detto il
presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta a Bruxelles «Una sentenza che
fa chiarezza e dice ciò che gli italiani pensano da anni, che quello era stato
un missile. Il nostro dolore è anche più forte - ha proseguito Crocetta - perché
sapere che degli esseri umani hanno perso la vita per una manovra militare ci fa
molta più rabbia. Non è stato un incidente fatale ma qualcosa che si poteva
evitare».
Leonardo
Tricarico, generale, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica -
«L'assurda contraddizione tra l'odierna sentenza civile di Cassazione e quella
penale della stessa Cassazione è l'ennesima dimostrazione che in Italia la
giustizia non funziona». Lo afferma il generale Leonardo Tricarico, ex capo di
Stato maggiore dell'Aeronautica, a proposito della sentenza della Suprema Corte.
«Come cittadino - prosegue Tricarico - sono allibito nello scoprire che la
Cassazione abbia confermato gli esiti paradossali di un procedimento civile
davanti a un giudice monocratico in forma prevalentemente scritta rispetto a
quelli di un procedimento penale con 1.750.000 pagine di istruttoria, 4.000
testimoni, 277 udienze in contraddittorio diretto tra le parti. A questo,
purtroppo - conclude - temo non sia estranea l'incapacità dello Stato di
difendersi in giudizio».
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