CASTEL VOLTURNO - "Se oggi don Peppino Diana fosse vivo, avrebbe costruito lui questa realtà. L'hanno fatto per lui i suoi amici, i suoi ragazzi. Questo significa che in questo territorio c'è la speranza che le cose cambieranno". E’ Don Luigi Ciotti che pronuncia queste parole a Castel Volturno durante l’inaugurazione del caseificio dove sarà prodotta “la mozzarella della legalità”, di fronte ad una platea enorme e attenta. E c’erano proprio tutti stamattina a questo evento che racconta di un territorio che si riappropria dei beni dei camorristi e li utilizza come bene comune. Alla cerimonia di inaugurazione c'erano i familiari del sacerdote ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994, gli amici del “Comitato don Peppe Diana”, Libera con tutti i suoi presìdi territoriali, le associazioni di volontariato che in questi anni hanno contribuito a rafforzare una rete di persone che della legalità ne ha fatto una bandiera. Non sono mancati i vertici delle forze dell’ordine insieme a tantissima gente comune. E poi c’erano i familiari delle vittime innocenti di camorra. Da Lorenzo Clemente a Gennaro e Ferdinando Nuvoletta, da Massimo Noviello a Filiberto Imposimato, da Salvatore Di Bona ai familiari di Giuseppe Rovescio e Michele Landa, fino a Bruno Vallefuoco. Cuori e anima straziate, ma facce vive e occhi lucidi per un traguardo che solo pochi anni fa era impossibile pensare di raggiungere. "La lotta alla mafia la si fa a Roma, approvando le leggi giuste attente e puntuali - ha ammonito don Luigi Ciotti - mettendo la magistratura e le forze di polizia in condizione di avere gli strumenti giusti per fare questo”. Ma è sui territori che la sfida si vince. Soprattutto quando parla l’Antimafia dei fatti. E qui, a Castel Volturno, i fatti parlano chiaro. Lo dice anche un grande striscione che accoglie tutti i visitatori nel caseificio: “Qui la camorra ha perso”
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