A distanza di sei anni è ancora forte la richiesta di fare piena luce sull'omicidio di Francesco Fortugno, il vice presidente del consiglio regionale della Calabria ucciso a Locri mentre usciva dal seggio per le primarie dell'Unione. Oggi, in occasione del sesto anniversario dal delitto, nel corso della celebrazioni, ancora una volta è stato lanciato un appello affinchè le indagini facciano chiarezza su tutte gli aspetti dell'omicidio. Il primo a sollevare qualche dubbio è stato il vice presidente del Senato, Vannino Chiti, il quale è difficile credere che «ad organizzare tutto questo sia stato un semplice caposala».
Il riferimento di Chiti è ad Alessandro Mancianò nei confronti del quale, insieme al figlio Giuseppe, la Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria ha confermato la condanna all'ergastolo perchè ritenuti i mandanti dell'omicidio. Il 24 marzo scorso i giudici di secondo grado alla confermato la condanna all'ergastolo anche per Salvatore Ritorto e Domenico Audino ritenuti gli autori materiali dell'omicidio. Alle perplessità di Chiti si aggiungono quelle della vedova di Fortugno, l'On. Maria Grazia Laganà, la quale nonostante i due processi ci sono ancora «troppe stranezze e fatti da chiarire». Ed è proprio in questo quadro che si innesca la decisione della commissione parlamentare antimafia di approfondire la vicenda sull'omicidio Fortugno. Nel giugno scorso il Procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, ha inviato una lettera alla commissione antimafia, così come riportato dal blog di Roberto Galullo 'Guardie o Ladrì, nel quale si afferma che sono state disposti nuovi accertamenti su una intercettazione, fatta il 13 ottobre del 2005, nei confronti del boss Mico Libri nel quale ci sarebbe una sorta di riferimento a quanto sarebbe avvenuto nella locride a distanza di pochi giorni. Dopo la morte di Fortugno quella intercettazione non fu utilizzata perchè ritenuta «incomprensibile» ed il perito nominato dalla Procura non era riuscito ad effettuare la trascrizione.
Nella lettera di Pignatone all'antimafia del giugno scorso si afferma che «Š stato richiesto alla Squadra mobile di Reggio Calabria un'ulteriore attivit… investigativa su tutte le persone e i fatti che emergono o emergeranno dalla conversazione in esame». Successivamente alla risposta di Pignatone i componenti dell'antimafia, i parlamentari Luigi De Sena e Luigi Li Gotti, hanno ottenuto dal Presidente, Beppe Pisanu, che ci fosse una risposta definitiva e pi— precisa che, secondo il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, arriverà nei prossimi giorni. «Ci sono state - afferma Grasso - delle indagini che abbiamo concluso. Ora bisogna avere pazienza e tra alcuni giorni si saprà se quella telefonata è legata al caso Fortugno». Nel corso della manifestazione svoltasi oggi a Locri il presidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, è giunto, infine, ha affermato che il modo migliore per onorare la memoria di Fortugno consiste «nell'impegno quotidiano di istituzioni e cittadini della Calabria civile e onesta nel combattere e sconfiggere la criminalità organizzata».
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione del sesto anniversario del vile assassinio di Franco Fortugno, in un messaggio ha espresso alla signora Maria Grazia Laganà, il suo commosso pensiero: «Rinnovare e celebrare il ricordo di chi, come suo marito, ha pagato con la vita l'impegno al servizio delle Istituzioni, non deve essere soltanto espressione di vicinanza a chi ha subito la perdita dei propri cari, ma deve anche fungere da stimolo per rafforzare nella collettività la cultura del rispetto delle regole contro ogni forma di violenza e sopraffazione. L'importante iniziativa da lei promossa testimonia la mobilitazione della società civile e, in specie, dei giovani contro una delinquenza agguerrita e pervasiva; consente poi di rinnovare il deciso sostegno delle Istituzioni e delle Forze politiche e sociali all'attività che la Magistratura e le Forze dell'Ordine stanno svolgendo con determinazione, coraggio e crescenti risultati per contrastare l'aspirazione delle organizzazioni criminali al controllo del territorio».
(Fonte: ANSA).
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