Luigi Mascolo e la prof.ssa Angela Piccinini |
Il padre fu ucciso dalla camorra nel 1988 perché si rifiutava di pagare il pizzo. Ora il figlio mette a disposizione l’indennità che lo Stato gli ha riconosciuto quale familiare di vittima innocente della criminalità, per una borsa di studio a favore di studenti delle scuole superiori di Sessa Aurunca.
Luigi Mascolo, farmacista di Cellole, quarantasette anni, non se l’è fatto ripetere due volte quando la Fondazione Intercultura gli chiesto di mettere a disposizione un fondo per dare possibilità ad alcuni studenti di studiare all’estero. Ha posto solo una condizione: quella di intitolare la borsa di studio al padre, Giuseppe, per ricordare una vittima della camorra e contribuire in questo modo ad affermare una cultura della legalità.
“Ho pensato alle possibilità che non hanno avuto tanti giovani di questo territorio di guardare al futuro in maniera diversa – dice Luigi Mascolo - Perciò non mi sono tirato indietro. Se ai giovani venisse offerta qualche occasione in più per spiccare il volo, molte cose anche qui sarebbero andate in altro modo”. La vicenda di Giuseppe Mascolo per anni è stata sepolta sotto una coltre di silenzio che ha alimentato anche voci incontrollate sul suo conto. E quando i motivi di quella morte non vengono subito a galla, è facile mettere dalla parte dei carnefici anche le vittime innocenti. Poi, dopo molti anni arriva un collaboratore di giustizia e un giudice caparbio, come Raffaele Cantone e il velo di omertà e di silenzio si squarcia.
L’omicidio fu un errore dei suoi estortori. Volevano solo intimidirlo. La squadretta di malavitosi inviata da Alberto Beneduce, il boss dei casalesi per la zona di Baia Domizia, aveva ricevuto ordini stato categorici: “Il farmacista deve pagare. Non voglio sentire ragioni”. Ma il loro obiettivo era anche quello di appropriarsi di un terreno a Baia Domizia che era rientrato tra quelli edificabili nel nuovo Piano Regolatore. Lo volevano a tutti i costi. Il 20 di settembre del 1988, Giuseppe Mascolo aveva appena chiusa la farmacia a Cellole e si era avviato a casa insieme al figlio, ma su due auto diverse. Avevano fatto un tratto di strada assieme, e Luigi, che all’epoca aveva 24 anni, girò per andare alla Guardia Medica. Pochi minuti e tornò indietro, perché la trovò chiusa. A Baia Domizia, dal vialetto della sua abitazione vide uscire di corsa in retromarcia un’auto. “Sono i ladri”, Pensò Luigi. Istintivamente li seguì prendendo anche il numero di targa. Non riuscì a raggiungerli, ma si recò immediatamente dai Carabinieri per denunciare l’accaduto, convinto che avessero rubato qualcosa nell’abitazione. Quando tornò a casa non si rese conto subito che il padre non c’era e chiese alla mamma. “Ho sentito un urto e un botto, ma non vedo tuo padre…” Luigi non aspettò di sentire altre parole. Corse verso l’auto del padre e lo trovò riverso sui sedili anteriori. Era già morto. Gli avevano sparato un colpo solo. La verità sulla morte di Giuseppe Mascolo è venuta a galla nel processo dove alcuni collaboratori e testimoni di giustizia hanno detto chiaramente che Giuseppe Mascolo è una vittima innocente. Si era rifiutato di scendere a patti con la camorra.
La convenzione tra la Fondazione Intercultura e Luigi Mascolo, a cui ha dato il patrocinio il Comune di Sessa Aurunca, verrà presentata mercoledì 9 novembre alle ore 9.45 presso il Salone dei Quadri della Città di Sessa Aurunca (CE).
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