E’ una processione continua nel cimitero di Casal di
Principe. Da alcuni giorni arrivano autobus da ogni parte d’Italia per visitare
il luogo dov’è sepolto don Giuseppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra il
19 marzo del 1994. Stamane è toccata ad una folta delegazione di ragazzi di un
liceo scientifico di Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo. Sono arrivati con due autobus dopo qualche
giorno di permanenza a Scampia, nel centro di don Aniello Manganiello che è
arrivato insieme a loro a Casal di Principe. Con i ragazzi, oltre ad alcuni
loro insegnanti, anche il sindaco di
Scanzorosciate (BG), Massimiliano
Alborghetti e una rappresentanza del
Comitato per la difesa della Costituzione di Bergamo. Ad accogliere gli
studenti c’erano i due fratelli di don
Peppe, Emilio e Marisa, Renato Natale, presidente dell’associazione “Jerry
Masslo”, don Carlo Aversano, parroco della chiesa del santissimo Salvatore,
Augusto Di Meo, il fotografo amico di don Peppe che testimoniò nel processo contro
gli assassini del prete casalese.
E’ toccato a Renato Natale, sindaco di Casal di Principe nel marzo del 1994,
spiegare ai ragazzi cosa è avvenuto con la morte di don Diana. Di come le
persone hanno resistito alla camorra e di come ora si sta trasformando Casal di
Principe, grazie anche ai molti colpi che la magistratura ha inferto ai clan. “La strada è ancora lunga – ha spiegato Natale
– per affrancarci dai danni che ha prodotto la camorra. Ma quella che stiamo
percorrendo credo sia quella giusta. La vostra presenza qui ne è la testimonianza diretta”.
Augusto di Meo ha ricordato quella mattina del 19 marzo di diciannove anni fa. Un racconto ascoltato tante volte, ma che suscita sempre la stessa emozione. Don Carlo aversano, che sottoscrisse insieme a don Peppe il documento "Per amore del mio popolo", ha ricordato, invece, che il paese sta cambiando, lentamente, e che potrà cambiare ulteriormente con l'amore in Cristo.
“Fin da bambino non pensavo che la mafia, la camorra, fosse
vicino a noi. Mi dicevano che riguardava solo il sud – ha detto uno dei
ragazzi bergamaschi – ma mi sbagliavo.
Voglio ringraziare tutti voi - ha
aggiunto rivolgendosi ai presenti – perché vi state rialzando e ci state
facendo rialzare”. “Siamo arrivati qui – ha spiegato uno degli insegnanti che
accompagnava gli studenti – perché tre anni fa abbiamo cominciato un percorso
per scoprire il senso di alcune parole. Le parole erano: memoria e impegno.
Quest’anno abbiamo aggiunto un’altra parola: “saperi”. Per sapere da che parte
stare. E abbiamo scelto di stare dalla parte della Costituzione e ci siamo
posti l’obiettivo di andare a conoscere di persona le storie di persone e di
luoghi che nei libri di storia non compaiono”. “Sentire ragazzi che citano la Costituzione e
vedere persone che in queste terre la
praticano è molto di conforto” ha detto Annalisa Zaccarelli, del Comitato per la difesa della Costituzione di
Bergamo.
I ragazzi prima di proseguire il loro viaggio per Sessa Aurunca, per
raggiungere un altro bene confiscato dove ha sede la cooperativa “Al di la dei
sogni”, sono voluti entrare ad uno ad uno nella cappella dove c’è la tomba di
don Peppe Diana per un attimo di
raccoglimento davanti alle spoglie di colui che è diventato, suo malgrado, uno
dei simboli della lotta contro la camorra. Un simbolo che però stenta ancora ad
affermarsi proprio a Casal di Principe, dove la dirigente scolastica dell’Itc
“Guido Carli”, ha pensato bene di non far partecipare i suoi alunni alla manifestazione
in ricordo di don Diana prevista per martedì 19 marzo.
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