«Lei è stata un grande esempio di giustizia e legalità. Voleva solo vivere onestamente, voleva lavorare e guadagnare, voleva spendere i suoi soldi sudati». Così Marisa Garofalo, sorella della collaboratrice di giustizia uccisa dalla Ndrangheta in Lombardia nel 2009, ha ricordato Lea Garofalo intervenendo, a Campobasso, alla presentazione del libro dedicato a questa dolorosa vicenda, libro scritto dal giornalista Paolo De Chiara. «Un esempio – ha proseguito - che lei ha trasmesso anche alla figlia Denise, una ragazza che adesso si trova nel programma di protezione per aver denunciato gli assassini della mamma. Anche lei ha fatto una scelta molto difficile perchè non è facile vivere in un programma di protezione a 20 anni, soprattutto se consideriamo che Denise già per altri sette lunghi anni aveva vissuto in un altro programma di protezione e le era stata negata l'adolescenza, l'infanzia. Adesso le viene negata anche la gioventù perchè Denise non può fare le cose che fanno i ragazzi di 20 anni, come andare a scuola, divertirsi, innamorarsi. Però ha scelto questa strada – ha concluso Marisa, la sorella di Lea Garofalo - perchè lo deve a sua mamma, lei vuole giustizia per sua mamma». A Campobasso, Lea Garofalo subì un primo tentativo di sequestro di persona. Per la sua morte sei persone, compreso Carlo Cosco, ex compagno di Lea e padre di sua figlia Denise, sono state condannate all'ergastolo in primo grado. Il processo d'appello è previsto ad aprile.(ANSA).
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