Il giorno dell'inaugurazione |
Un altro sfregio ai simboli della
lotta alla camorra. Stavolta hanno rubato il monumento che ricorda il Carabiniere Salvatore
Nuvoletta, nei pressi del Santuario della Madonna di Briano, a Casal di Principe.
Il furto, probabilmente è avvenuto nella
nottata, ed è stato scoperto stamani verso le 11 dal parroco del Santuario
della Madonna di Briano, Don Paolo Dell’Aversana. Il monumento, eretto su un
terreno confiscato al boss della camorra, Francesco Schiavone, “Sandokan”,
insieme ad una stele in marmo, fu inaugurato il
12 settembre del 2009 alla presenza del Comandante provinciale dei
carabinieri, Carmelo Burgio. “Mi hanno
chiamato alcuni cittadini perché c’erano dei ragazzi a giocare a pallone perché
avevano rotto alcuni lampioni – racconta don Paolo - Quando sono arrivato
qui mi sono reso conto che era sparito
il monumento dedicato a Salvatore
Nuvoletta. Così ho avvertito i
carabinieri di Casal di Principe per denunciare l’accaduto”. L’opera, che fu
realizzata dal maestro Antonio De
Filippis, raffigurava una spada, un cappello e un mantello da carabiniere e fu donata
dalla famiglia di Federico del Prete, il sindacalista degli ambulanti altra
vittima innocente di camorra, ucciso a Casal di Principe il 18 febbraio del
2002.
Don Paolo Dell'Aversana |
Salvatore Nuvoletta, vent’anni,
in servizio alla caserma di Casal di Principe, fu ucciso a Marano il 2 luglio
del 1982, per ordine di Francesco Schiavone. Una vicenda che vide l'allora
maresciallo dei carabinieri, Gerardo Matassino, comandante della stazione di Casal di Principe, protagonista negativo
di questa tragica vicenda. Perché, come spiega Gennaro DNuvoletta, anch’egli
carabiniere, all’epoca nella scorta del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: “Matassino
era sul libro paga dei casalesi e fu anche schiaffeggiato in piazza da
Francesco Schiavone, per ottenere il nome del militare che aveva ucciso “Menelik”.
Ma mio fratello quale giorno del conflitto a fuoco non era nemmeno in servizio
– spiega Gennaro Nuvoletta - fu fatto
il suo nome per farlo uccidere”. Sul posto anche i responsabili del Comitato don
Peppe Diana, salvatore Cuoci e Gianni Solino, vice coordinatore provinciale di
Libera. “Non hanno rispetto per niente e per nessuno – afferma Salvatore Cuoci –
toccare questi simboli della storia della resistenza civile è come dare
picconate a tutto il movimento anticamorra”. “Non l’avranno vita – aggiunge Gianno
Solino – rimetteremo al suo posto il monumento che hanno rubato”.
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