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lunedì 31 dicembre 2012

CASAL DI PRINCIPE - RUBATO IL MONUMENTO AL CARABINIERE SALVATORE NUVOLETTA


Il giorno dell'inaugurazione
Un altro sfregio ai simboli della lotta alla camorra. Stavolta hanno rubato il monumento  che ricorda il Carabiniere Salvatore Nuvoletta, nei pressi del Santuario della Madonna di Briano, a Casal di Principe. Il furto, probabilmente è avvenuto  nella nottata, ed è stato scoperto stamani verso le 11 dal parroco del Santuario della Madonna di Briano, Don Paolo Dell’Aversana. Il monumento, eretto su un terreno confiscato al boss della camorra, Francesco Schiavone, “Sandokan”, insieme ad una stele in marmo, fu inaugurato il  12 settembre del 2009 alla presenza del Comandante provinciale dei carabinieri, Carmelo Burgio.  “Mi hanno chiamato alcuni cittadini perché c’erano dei ragazzi a giocare a pallone perché avevano rotto alcuni lampioni – racconta don Paolo - Quando sono arrivato qui  mi sono reso conto che era sparito il  monumento dedicato a Salvatore Nuvoletta. Così  ho avvertito i carabinieri di Casal di Principe per denunciare l’accaduto”. L’opera, che fu realizzata dal maestro Antonio De Filippis, raffigurava una spada, un cappello e un mantello da carabiniere e fu donata dalla famiglia di Federico del Prete, il sindacalista degli ambulanti altra vittima innocente di camorra, ucciso a Casal di Principe il 18 febbraio del 2002.
 
Don Paolo Dell'Aversana
Salvatore Nuvoletta, vent’anni, in servizio alla caserma di Casal di Principe, fu ucciso a Marano il 2 luglio del 1982, per ordine di Francesco Schiavone. Una vicenda che vide l'allora maresciallo dei carabinieri, Gerardo Matassino, comandante della stazione  di Casal di Principe, protagonista negativo di questa tragica vicenda. Perché, come spiega Gennaro DNuvoletta, anch’egli carabiniere, all’epoca nella scorta del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: “Matassino era sul libro paga dei casalesi e fu anche schiaffeggiato in piazza da Francesco Schiavone, per ottenere il nome del militare che aveva ucciso “Menelik”. Ma mio fratello quale giorno del conflitto a fuoco non era nemmeno in servizio – spiega Gennaro Nuvoletta -   fu fatto il suo nome per farlo uccidere”. Sul posto anche i responsabili del Comitato don Peppe Diana, salvatore Cuoci e Gianni Solino, vice coordinatore provinciale di Libera. “Non hanno rispetto per niente e per nessuno – afferma Salvatore Cuoci – toccare questi simboli della storia della resistenza civile è come dare picconate a tutto il movimento anticamorra”. “Non l’avranno vita – aggiunge Gianno Solino – rimetteremo al suo posto il monumento che hanno rubato”.

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