I FUNERALI DI DOMENICO NOVIELLO |
Noviello venne assassinato perché nel 2001 aveva
denunciato i suoi estorsori, tutti del clan di Francesco Bidognetti. Finì sotto
scorta per alcuni anni. In seguito alle sue denunce furono condannate 5 persone.
Lo uccisero poco dopo le 7 di mattina, mentre si recava al lavoro con la
sua Fiat Panda. Gli esplosero addosso
una
ventina colpi di pistola calibro 38 e calibro 9, l'ultimo dei quali alla testa
di Noviello.
«Lo colpii con il primo colpo al volto. Scaricai
tutto il caricatore, 13 botte... – Massimo Alfiero, il killer di Noviello ha
raccontato così la sua versione dei fatti – Appena Noviello svoltò a destra -
dice Alfiero - lo affiancammo e sparai subito quattro o cinque colpi con la 9
corta; ricordo che lo colpii con il primo colpo al volto. Scaricai tutto il
caricatore, 13 botte, in direzione di Noviello e questi cercò di porsi al riparo
sdraiandosi sul sedile e poi strisciando verso l'esterno; riuscì ad aprire lo
sportello - lato passeggero - per tentare la fuga uscendo dalla macchina. Io a
quel punto scesi dalla vettura, girai attorno alla macchina del Noviello e gli
sparai anche altri colpi della pistola Beretta 92 F, finendolo poi con un colpo
in testa. Era la prima volta che riuscivo ad uccidere personalmente
qualcuno».
Nel
corso delle udienze precendenti si erano costituite parti civili varie
associazioni, tra cui anche Il
comitato “Don Peppe Diana” di Casal di Principe, la Federazione Antiracket
Italiana (Fai), con la famiglia Noviello.
La sentenza emessa stamani prevede anche il pagamento di 50 mila euro per ognuna
delle parti offese e 300 mila euro per le parti civili. Al momento della
sentenza erano presenti in aula i figli di Domenico Noviello, Massimiliano e
Mimma.
Nessun commento:
Posta un commento