Tophost
Google

domenica 7 agosto 2011

SE N'E' ANDATO "ZIO GENNARO", IL PAPA' DI DON DIANA. MA LASCIA TUTTO IN BUONE MANI

Don Luigi Ciotti al centro con i genitori
 di don Diana, Gennaro e Iolanda di Tella
 “Zì Gennaro se n’è andato”. Gennaro Diana, il papà di don Peppe, lo chiamavamo tutti così, “Zi Gennaro”. E’ morto ieri mattina attorno alle 9, nella sua casa di Casal di Principe, in via garibaldi 29, dopo aver preparato anche il caffè per la moglie, Iolanda Di Tella. Se n’è andato sereno, senza dire nulla. Con discrezione, si potrebbe dire, com’era abituato ad agire. Faceva più fatica negli ultimi mesi a muoversi  e si vedeva. Era in dialisi ma, nonostante tutto, quando c’era da esser presente a qualche manifestazione che ricordasse suo figlio, o incontrare i tanti ragazzi che da tutt’Italia vengono da queste parti per conoscere don Peppe e la sua famiglia, non si tirava mai indietro. ”Eravamo soli in casa – racconta Iolanda la moglie, con gli occhi pieni di lacrime – Mia figlia Marisa era appena andata via. Emilio, invece, era con la famiglia a Baia Domizia – Era tranquillo, stava in pigiama per la casa e aveva preparato anche il caffè. Poi all’improvviso un malore. Non si è lamentato più di tanto. Ed è finito così, vicino a me. Ho chiamato dei vicini e subito dopo è tornata anche mia figlia per cercare di chiamare un medico. Ma non c’era niente da fare.” Il corpo è stato appoggiato in una cassa dentro la stanza da letto di don Peppe. Attorno ci sono tutte cose che parlano del figlio sacerdote ucciso dalla camorra: Le foto del sacerdozio, quelle di don Peppe in tenuta da scout, ma ci sono ancora tutte le sue cose in quella stanza che non è stata mai “smontata” e che ora è diventata meta di tanta gente che viene qui per sapere di questo prete che è stato ucciso “Per amore del suo popolo”. Si, quel figlio che sino ad ora aveva dato la forza a tutte e due i genitori di andare avanti nonostante il dolore. Quel figlio che non è più solo figlio a loro ma che è diventato figlio di un’intera comunità che lotta per cambiare la faccia brutta di queste terre. “Non so come andrò avanti senza Gennaro – dice ancora la moglie Iolanda – ho chiesto a mio figlio Peppe di aiutarmi ad andare avanti. E so che ci penserà lui, come ha fatto sinora.” La cassa con dentro il corpo di “Zio Gennaro” e’ di legno nella parte sottostante, ma sopra è fatta di materiale trasparente, in modo da lasciare vedere il suo corpo. Ha un’espressione tranquilla. A tratti ho avuto l’impressione che muovesse i muscoli della faccia. Sicuramente sarà stata una mia impressione. L’ho detto anche a Iolanda. Poi, dopò un po’, ci sono ritornato nella stanza per guardare per un’ultima volta “Zì Gennaro”. E per la seconda volta ho avuto la stessa impressione: ho visto muovere i muscoli della faccia come volesse fare un sorriso. Lo so che questi momenti di particolare emozione possono fare anche brutti scherzi. Ma a me piace pensare che stesse sorridendo. Lo stesso sorriso che faceva quando ci incontravamo: “Ueee, Rafèeeee, comm’ stai? E mi abbracciava.” Quando ci incontravamo per raccontare di don Peppe ai ragazzi arrivati da ogni parte d’Italia per i campi di lavoro, “Zì Gennaro” diceva solo qualche parola. “Che devo dire? Vai tu, vai, racconta tutto”, diceva rivolgendosi a me. E quando volle salire sul trattore per cominciare la semina sui campi confiscati alla camorra? Memorabile. Quella volta c’era anche don Luigi Ciotti. 80 anni suonati, molti dei quali passati sotto l’arsura delle campagne casalesi a mietere il grano, a raccogliere il fieno, a zappare la terra. Don Ciotti se l’è portato anche lui nel cuore “Zì Gennaro”. I familiari di don Peppe li ha portati in giro per l’Italia e non poteva fare a meno di nominarli in ogni occasione. Anche quest’anno il 20 marzo, dopo la manifestazione nazionale di Libera a Potenza, quella della giornata della memoria, don Luigi è voluto passare da Casal di Principe, prima al cimitero sulla tomba di don Peppe e poi a casa di zio Gennaro e Iolanda. E Gennaro, come al solito, allegro e gioviale, col cappello sempre in testa come se fosse una divisa d’ordinanza e, soprattutto, contentissimo della presenza di don Luigi e di tanti amici, seduto nella sedia a fianco di Iolanda, scherzava e rideva nonostante la sua sofferenza fisica già evidente.
   

"Zì Gennaro", mentre prepara il caffè,
 assistito da Valerio Taglione
 
 “Uagliù, vò pigliate nu poco ‘e cafè?” Sempre pronto con la sua macchinetta del caffè appena si presentava qualcuno a casa. Nessuno osava dire di no a “zio Gennaro”, anche se di caffè ne  avevi ingurgitati tanti. Sarà tumulato nel pomeriggio  nella tomba di famiglia nel cimitero di Casal di Principe, a fianco a don Peppe.
“Riposa in pace Zio Gennaro, hai lasciato tutto in buone mani. Stai tranquillo perché ci fermeremo solo quando sarà certo che queste terre verranno ricordate come le ‘Terre di don Peppe Diana’ e non più” come le terre della camorra”.

Nessun commento:

Posta un commento

Google