«Arrivare ai mandanti dell'attentato alla stazione di Bologna è possibile, basta mettere in fila i fatti e analizzarli con onestà e buon senso». È quanto ha ribadito nel suo discorso il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi. E per farlo occorre, ha detto, «porre finalmente fine al segreto di Stato facendo sì che il carteggio relativo alla strage giacente presso tutti i servizi segreti, negli archivi dei vari ministeri e dei carabinieri sia messo a disposizione dei giudici, sarebbe indice della volontà del Parlamento tutto di colpire i mandanti e tutti coloro che hanno favorito il terrorismo anche con la loro colpevole inerzia. Questo misurerà nei fatti la volontà politica di far cadere ogni complicità istituzionale e affermare compiutamente la democrazia nel nostro Paese». Nel suo discorso Bolognesi ricorda che «trenta anni fa, quando abbiamo fondato l'associazione vittime della strage, abbiamo deciso di non arrenderci davanti alla tragedia immane che ci aveva colpito e abbiamo voluto guardare avanti: giustizia e verità erano e sono l'unico modo per onorare i nostri morti e per scongiurare la possibilità che le stragi possano ripetersi». E a tal fine, prosegue Bolognesi, «la nostra battaglia civile non è ancora finita perchè all'appello mancano i mandanti: e dopo che con le documentazioni e le risultanze della Commissione Mitrokhin i giudici hanno dovuto perdere 5 anni di indagini su documenti inconcludenti, pochi mesi fa abbiamo presentato alla Procura di Bologna un memoriale con cui chiediamo di fare luce sulla complessa rete in cui hanno operato gli autori materiali dell'attentato del 2 agosto 1980». «La nostra richiesta prende le mosse dalle carte sul processo per la strage di Brescia e dalla rilettura di procedimenti giudiziari che negli anni hanno coinvolto personaggi vicini a Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini - ha detto - I nuovi spunti di indagine avvalorano il contesto cristallizzato delle sentenze e cioè la complessa ragnatela di rapporti tra terroristi neofascisti, servizi segreti, criminalità organizzata e massoneria. Appaiono ormai accertati collegamenti stretti tra Fioravanti e la massoneria e collusioni e legami ancora vivi con persone estremamente pericolose. Gli esecutori materiali della strage di Bologna non sono perseguitati, non sono capri espiatori, non sono soli e abbandonati, ma possono contare sull'esistenza dei ricchissimi camerati di un tempo e sulla riconoscenza di molti che non hanno trascinato in galera quando avrebbero potuto».
Fonte: ANSA
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