Diciotto anni fa l’assassinio di don Pino Puglisi ad opera della mafia. Palermo lo ricorda con una serie di manifestazioni. Stasera a Brancaccio, promossa dalla parrocchia San Gaetano, si snoderà una fiaccolata. Domani pomeriggio alle 18 in cattedrale il cardinale Salvatore De Giorgi presiederà una solenne celebrazione eucaristica. In mattinata sarà proiettato il film «Alla luce del Sole» nella casa circondariale «Pagliarelli» alla presenza del regista Roberto Faenza e alle 21 andrà in scena un concerto dell'orchestra sinfonica siciliana che eseguirà un brano teatrale su padre Puglisi di Salvo Piparo. «Me l'aspettavo». Furono le ultime parole pronunciate dal parrocco di Brancaccio davanti alla pistola impugnata da Giuseppe Grigoli. Era la sera del 15 settembre 1993. Fu ucciso nel giorno in cui compiva 56 anni.
I killer erano attesi dal sacerdote che era consapevole del pericolo al quale si era esposto con la sua azione di recupero dei giovani del quartiere sottratti al dominio del clan dei Graviano. Nel 1999 il cardinale Salvatore De Giorgi ha aperto la causa di beatificazione proclamando padre Puglisi «servo di Dio». La prima fase del processo si è conclusa nel 2001; da allora il fascicolo è all'esame della Congregazione per le cause dei santi in Vaticano. Padre Puglisi era stato nominato parroco della chiesa di San Gaetano, a Brancaccio, il 29 settembre 1990. Nel gennaio 1993 aveva aperto il centro «Padre Nostro», diventato in breve tempo punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. La sua attività pastorale - come è stato ricostruito anche dalle inchieste giudiziarie - ha costituito il movente dell'omicidio. Gli esecutori e i mandanti mafiosi, legati alla cosca mafiosa di Filippo e Giuseppe Graviano, sono stati condannati con sentenze definitive: ergastolo per i Graviano, Gaspare Spatuzza (che spalleggiava il killer e poi ha raccontato i retroscena del delitto), Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone. Oltre a Spatuzza anche Grigoli è diventato collaboratore giustizia: la sua scelta, che ha preceduto quella di Spatuzza, gli è valsa una condanna a 16 anni.
«La storia di don Pino Puglisi è quella della Chiesa migliore, quella fatta di parroci che svolgono un ruolo fondamentale in un contesto sociale come quello di Brancaccio e di tanti altri luoghi in cui la criminalità ha sempre avuto una fortissima influenza, e dimostra che la mafia ha paura di chi diffonde la cultura antimafia». È quanto sottolinea Sonia Alfano, presidente dell'Associazione nazionale familiari vittime di mafia, nell'anniversario dell'uccisione del 'prete scomodò il 15 settembre 1993. «Don Pino - ricorda la Alfano - si assunse la responsabilità di proteggere i bambini e i ragazzi di Brancaccio e non si tirò indietro mai, nemmeno di fronte alla certezza che sarebbe stato eliminato. La sua dedizione verso la gente e la sua strenua difesa dei principi di legalità e di solidarietà, rimarranno sempre impresse nella memoria di tutti i cittadini onesti».
«Padre Pino Puglisi è stato un punto di riferimento per tanti giovani e per la società civile. Con il suo instancabile e prezioso lavoro a Brancaccio, uno dei quartieri più a rischio della città, ha dato una speranza a molti ragazzi, strappandoli dalle grinfie di Cosa nostra». Lo ha dichiarato il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione Antimafia, ricordando il parroco ucciso a Palermo dalla mafia il 15 settembre del 1993. Inoltre ha fornito ai volontari impegnati nel sociale un'importante bussola che indica nell'educazione civile, nella promozione sociale e nella crescita culturale della persona la direzione verso cui orientare il proprio impegno. In questo modo, infatti, don Pino aveva innescato un processo di emancipazione dalla subcultura mafiosa in cui i giovani di Brancaccio erano nati e cresciuti. Un rischio che Cosa nostra non poteva correre, -conclude Lumia- perchè minacciava l'egemonia e il dominio della cosca locale«.
Nessun commento:
Posta un commento