La Fondazione Polis della Regione Campania, in collaborazione con l'associazione Libera e il coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti di criminalità, ha ricordato oggi Teresa Buonocore, uccisa la mattina del 20 settembre 2010. La donna, 51 anni di Portici, si era costituita parte civile nel processo a carico di Enrico Perillo, un geometra di 53 anni di Portici, condannato in primo grado a 15 anni di reclusione per violenza sessuale ai danni di tre minorenni, tra cui anche una delle due figlie di Teresa. Dalle indagini degli inquirenti sembra che ad armare la mano dei sicari sia stata proprio la sete di vendetta contro la donna. Gli esecutori materiali dell’omicidio delitto furono, secondo i PM, Alberto Amendola e Giovanni Avolio, che avrebbero agito su mandato di Perillo con la promessa di un compenso di 15mila euro. La sentenza contro i due processati tramite rito abbreviato, dovrebbe arrivare il prossimo 14 ottobre. Presso il Ponte dei Francesi a Napoli, teatro dell'omicidio, è stata posta una corona di fiori. Dopo la preghiera si è svolto un incontro di riflessione presso la sede della Fondazione Polis, con l'intervento dell'assessore per i rapporti con le autonomie locali della Regione Campania, Pasquale Sommese, il sindaco di Portici e presidente dell'Anci Campania, Vincenzo Cuomo, il vicepresidente del Consiglio comunale di Napoli, Elena Coccia, già legale di Teresa Buonocore nel processo che ha registrato la condanna di Perillo in primo grado a 15 anni di reclusione, e il presidente nazionale di Libera, don Luigi Ciotti. Presenti anche i familiari di Teresa Buonocore e una delegazione dei familiari delle vittime innocenti della criminalità.
«Nell'anniversario del barbaro omicidio di Teresa Buonocore ha inizio anche il processo d'appello per pedofilia nei confronti del mandante del delitto di questa donna coraggiosa. La Buonocore aveva denunciato l'uomo accusato di aver abusato di una delle sue figlie ed è stata uccisa proprio per questo motivo». Così il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro. «Mi aspetto oggi - aggiunge Cesaro - che la giustizia faccia il suo corso con celerità ed estremo rigore e che presto si arrivi alle condanne nei confronti del mandante così come degli esecutori materiali. Nella nostra Città c'è bisogno di segnali chiari e inoppugnabili: certi crimini non meritano pietà».
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